Le scorte di uranio arricchito dell’Iran sono sopravvissute ai raid USA-Israele. Cosa ha rivelato un alto funzionario israeliano al NYT.
Negli ultimi mesi, la questione nucleare (e dell’uranio) iraniana ha ripreso centralità nel dibattito geopolitico. Le tensioni sono cresciute dopo l’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, evento che ha riacceso l’allerta israeliana sulla possibilità che Teheran stesse riattivando un progetto segreto di armamento nucleare. A rivelarlo è stato un alto funzionario israeliano, rimasto anonimo, in un’intervista al New York Times. Come riportato da adnkronos.com

Il contesto: perché l’Iran è tornato al centro dell’attenzione
Secondo la fonte, già alla fine del 2024 Israele sospettava che l’Iran avesse avviato una “corsa alla bomba”. Questo timore ha portato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a preparare un piano d’attacco preventivo, anche senza il consenso statunitense.
Le rivelazioni: scorte sopravvissute e minaccia persistente
Il raid congiunto di giugno da parte degli Stati Uniti e di Israele ha colpito tre siti di arricchimento dell’Iran. Due sono stati centrati con bombe da 13.600 kg, mentre un terzo è stato colpito da missili Tomahawk lanciati da sottomarini. Tuttavia, secondo il funzionario israeliano, alcune scorte sotterranee di uranio arricchito al 60% sono sopravvissute all’attacco.
Questo livello di arricchimento è cruciale: è solo un passo prima della soglia necessaria per produrre un’arma nucleare (oltre il 90%). La disponibilità di tale materiale potrebbe permettere agli ingegneri nucleari iraniani di riprendere in tempi brevi un eventuale programma militare.
L’intelligence statunitense, pur avendo partecipato all’operazione, ha dichiarato di non aver riscontrato prove concrete che l’Iran stesse effettivamente militarizzando il proprio uranio. Tuttavia, le informazioni raccolte da Israele sono state condivise in tempo reale con Washington, rafforzando l’ipotesi di una cooperazione continua ma con interpretazioni differenti dei dati disponibili.
Questa situazione apre scenari delicati. Le scorte sopravvissute indicano che l’Iran mantiene un vantaggio strategico potenziale. Il rischio di un’escalation nucleare resta concreto, e richiederà una risposta calibrata tra diplomazia, intelligence e deterrenza militare.